Mai come venerdì mi sono sentita TERRA, mai come ieri ho avuto coscienza di una profonda unità con quello che mi circonda.
Dopo il grande gelo e la neve dei giorni passati le nostre piante mediterranee sembravano averne risentito in modo veramente pesante. I Phlomis, pronti alla fioritura, avevano inesorabilmente “abbassato la testa”, le Salvie “Bee’s Blees” così lussureggianti già a metà febbraio sembravano morte. Per non parlare delle Centauree “Silver feather” così imponenti e così compassionevoli dopo le gelate e potrei andare avanti chissà quanto a parlare di questa o quell’altra pianta. Le nostre Mediterranee tutte profondamente prostrate, non mostravano più quella voglia di vivere che le contraddistingue sempre anche quando, la scorsa estate, sfidavano vincitrici la siccità più estrema.
La Natura rimane per me, un bellissimo mistero, non può essere racchiusa in nessuna definizione e mai come ieri, l’ho sentita così profondamente unita. Mi sono sentita parte di un mondo organico, vivo, armonioso, centrato su un equilibrio dinamico tra la vita e la morte. Quello che sembrava finito è tornato a vivere ricreandosi attraverso un nuovo dialogo con ciò che lo circondava. C’è stata una fase di rottura che ha dato vita a una nuova sorprendente regolarità.
Sentire queste emozioni mi è stato possibile perché queste piante vivono in un rapporto stretto con l’ambiente che le circonda, tutti noi qui facciamo parte di una “nicchia ecologica” che è viva e che io ho sentito quasi come un prolungamento di me stessa, obbedendo tutti insieme alla dinamica del nostro ecosistema nativo. Per questo ieri mi sono sentita TERRA, legata al mio territorio, profondamente innamorata delle PIANTE MEDITERRANEE.
Nanda Stramacci
Fig.1 Una pianta di Centaurea “Silver feather” appena dopo il grande gelo, e venerdì 02/03
Fig. 2 I Phlomis e La Salvia “Bee Blees”dopo l’ondata di freddo
Comment